Questo articolo nasce dalla frustrazione dovuta ad una visita medica che precedeva la mia donazione di sangue avvenuta all’interno di un’autoemoteca della Croce Rossa Italiana. Premetto che sono un volontario della Croce Rossa e che stimo il personale della CRI tanto quanto i volontari e i medici che prestano il loro servizio durante le importantissime campagne itineranti per la donazione di sangue.
Non posso però tacere l’arroganza e l’incompetenza che, purtroppo, ho potuto verificare nel caso dell’operatore che aveva il compito di fare le interviste mediche e le misurazioni di pressione, prima della donazione. L’operatore, che in realtà è un’operatrice, è un’anestetista e – a detta sua – compie queste misurazioni ogni giorno, perché “è il suo lavoro”. L’anestesista si occupa delle decisioni mediche associate all’esecuzione dell’anestesia necessaria durante un intervento chirurgico o una procedura non chirurgica (come, ad esempio, la colonscopia). Credo che le misurazioni di pressione non possano essere definibili propriamente “il suo lavoro”, ma ci sta, sicuramente si tratta di attività che svolge molto più spesso di quanto le svolga io.
Venivo da una serie di misurazioni di pressione, fatte con uno strumento appropriato e ripetute nell’arco di tempo pari a circa 1 mese. Sapevo quali fossero i miei valori medi di pressione e sapevo perfettamente come prendere queste misure.
Il primo errore dell’operatrice è stato quello di fissare il manicotto gonfiabile del suo strumento proprio sopra la piega del gomito. Inoltre, la fascia utilizzata era assolutamente inadeguata, in lunghezza, a stringere il mio braccio. Il passante veniva in questo modo tirato talmente tanto da storcersi in posizione obliqua. La misurazione della pressione, seppur elevata (140/98) era soddisfacente ai fini della donazione e, pertanto, abbiamo proseguito l’iter.
Non sto qui a dilungarmi sulla risposte piccate dell’operatrice quando le ho fatto notare che, forse, avrebbe dovuto prestare più attenzione a quello che stava facendo, ma vi basti sapere che, per tagliare corto, mi ha più volte ripetuto: lei faccia le sue misurazioni come crede, io le faccio così, perché “le faccio dalla mattina alla sera così, questo è il mio lavoro, sono medico-anestesista”. Insomma, non era in alcun modo interessata al mio feedback, né tantomeno a giustificare il suo operato o, insieme, a capire quale fosse il metodo corretto per misurare la pressione. Io invece le ho espressamente detto quale fosse il mio intento e cioè “capire quale fosse il modo corretto di operare”. Niente, offesa come una bambina di 14 anni.
Eppure è possibile, senza timore di smentita, conoscere il metodo corretto di misurare la pressione, in condizioni normali, sugli adulti o sui bambini.
1 – Lo strumento
La Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (SIIA) spiega come sia possibile consultare gratuitamente l’elenco di tutti i dispositivi per la misurazione pressoria validati, quindi affidabili. Si tratta di dispositivi tarati in fabbrica, che non hanno bisogno di manutenzione (salvo la sostituzione delle batterie o la verifica di affidabilità con un altro strumento più nuovo, man mano che il dispositivo invecchia), le cui misurazioni sono ritenute totalmente affidabili. Strumenti che non si trovano in questo elenco, non dovrebbero essere utilizzati.
L’operatrice della CRI utilizzava uno strumento come questo che ho io in casa (Omron HEM 7322T-E) e che risulta presente nell’elenco:
2 – La lunghezza della fascia gonfiabile
La lunghezza della fascia non si adatta ad ogni braccio. A seconda della circonferenza del braccio di chi si sottopone al test, occorre utilizzare una fascia di lunghezza diversa. Purtroppo, l’errore del “one size fits all” viene commesso da molti medici. Quasi nessuno cambia la fascia in funzione della grandezza del braccio e questo, purtroppo, altera la misurazione della pressione.
L’operatrice della CRI aveva installato una fascia palesemente troppo corta per il mio braccio. Ed era semplicissimo accorgersene: sulla fascia c’era scritto 22-32 cm. Il mio braccio invece ha una circonferenza di 39 cm.
3 – Postura e condizioni del “paziente”
Non si può misurare la pressione ad una persona che ha fatto le scale, è arrivata trafelata o è nervosa per qualche motivo o peggio ha fatto colazione con bevande o altre sostanze note per avere l’effetto di alterare proprio la pressione sanguigna. Dopo aver stabilito una condizione di totale relax, occorre stare seduti, addirittura è consigliabile NON INCROCIARE LE GAMBE e NON PARLARE durante il test. Queste regole sono importanti per non alterare la misurazione che è affetta da variazioni importanti se non si rispettano queste regole.
Il braccio non deve essere penzoloni e noi dobbiamo stare seduti e rilassati (magari avendo fatto pipì, perché trattenerla, fa alzare i valori di pressione). Rilassati non significa sbragati sul divano, ma semplicemente su una sedia, con il gomito appoggiato su una scrivania. La misurazione inoltre potrebbe essere alterata se la eseguiamo appena dopo mangiato.
Altro errore che commettono molti medici: misurare la pressione tirando su la manica della camicia (che fa da vasocostrittore). Nella foto, una misurazione fatta con la camicia arrotolata sul braccio (che non va bene!):
L’operatrice della CRI, con le sue risposte piccate, non solo mi aveva innervosito, ma tendeva a farmi domande mentre faceva la misurazione, imponendomi una conversazione che avrei opportunamente evitato.
4 – La posizione della fascia
È molto semplice posizionare la fascia, se avete uno strumento che ha le istruzioni per la sua collocazione. In genere ci sono disegni inequivocabili, ma – nel dubbio – sappiate che MAI e poi MAI dovete mettere la fascia SOPRA la piega del gomito. In genere la fascia va messa a circa 2 cm dalla piega, tra la spalla e il gomito, con il tubo che va al macchinario rivolto verso il basso e che sia possibile vederlo frontalmente (non deve sparire dietro al vostro braccio). Quanto bisogna stringere la fascia? Abbastanza per non farla scivolare, ma non così tanto da sentire fastidio al braccio. Il braccio va tenuto appoggiato col gomito su una superficie piana e l’avanbraccio deve stare rilassato su questo piano, senza contrazioni. Il concetto chiave è che il punto di misurazione della pressione deve essere in linea con l’altezza da terra del cuore.
L’operatrice della CRI, in questo caso, ha commesso forse l’errore più grave e cioè ha posizionato la fascia proprio sopra la piega del gomito, stringendola in maniera esagerata e facendomi tenere il braccio completamente disteso e in linea retta.
5 – Il numero di misurazioni
Già alle scuole elementari si insegna come eseguire una “misura”, con qualunque strumento, quindi – in teoria – chiunque dovrebbe essere in grado di registrare la misura della pressione con uno strumento semplice come questo. Eppure molti dimenticano che la migliore misurazione eseguibile è quella dove si prendono in considerazione più misurazioni e se ne fa la media, quindi si prende per buono quel valore come il più affidabile. In genere, con 3 misurazioni, si può avere una buona dose di certezza sull’affidabilità della misura. Ma nulla vieta, tempo permettendo, che se ne possano eseguire molte di più per una maggiore precisione.
L’operatrice della CRI ha eseguito una seconda misurazione solo quando le ho fatto presente che il valore misurato non fosse molto in linea con quanto avevo registrato finora, in maniera rigorosa, attraverso un dispositivo di holter pressorio consegnatomi da un medico e con un riscontro di misurazioni manuali. Purtroppo, non siamo arrivati nemmeno a 3 misurazioni. In ogni caso, tutte le misurazioni sono state fatte con la modalità sbagliata.
N.B. Il braccio per la misurazione può essere il sinistro o il destro. Non ci sono regole per stabilire quale sia il braccio “migliore”.